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Avevo fatto giuramento al vescovo, e dovevo procedere secondo il giuramento fatto. Ma non osavo proseguire per quella strada. Non avevo però più nemmeno la forza di continuare a esortare le persone a credere in Dio e nella sua santa Parola. Così passarono due giorni. E al terzo giorno, dopo aver confrontato a lungo le dottrine romane con quelle della Bibbia, non ce l'ho fatta più.
Quella sera stessa mi sono alzato dalla mia scrivania, sono andato a chiudere la porta dell'abitazione e mi sono gettato in ginocchio in mezzo alla stanza.
- Signor Gesù, adesso vedo chiaramente che quello delle dottrine di Roma e quello della tua santa Parola sono due cammini molto diversi. Per dodici anni ho insegnato a tanta gente queste dottrine e non ho mai visto un cambiamento potente come quello che sto vedendo ora. Che non ho fatto altro che dare a questa gente gli insegnamenti della tua Parola. Questa sera mi voglio decidere totalmente per te. Tu sarai il mio Signore e la mia guida. La mia fiducia oggi io la pongo in te.
Sentii allora una gioia e una sicurezza come non avevo mai sentito prima. Aprii le porte e chiamai i miei fratelli. Li incoraggiai a continuare avanti, e dissi loro che da quel momento avremmo fatto tutto e soltanto quello che Dio dice nella sua santa e benedetta Parola.
Successe allora che i cattolici di quella zona che non avevano voluto ricevere la parola di Dio, decisero di mettermi alla prova chiedendomi di celebrare la festa di Natale lì in paese. Se in quella festa io avessi dato da baciare l'immagine del Bambino Gesù (come si fa di solito), questo sarebbe stato un segno che io ero ancora un sacerdote cattolico, se invece non l'avessi fatto, per loro sarebbe stato evidente che io non ero più un sacerdote cattolico, e in quel caso mi avrebbero fatto mandar via. Così un giorno arrivò a casa mia una nutrita delegazione, capeggiata dalle autorità del paese, per chiedermi che celebrassi quella festa. Risposi loro che per quel Natale sarei rimasto in paese, ma che dovevo comportarmi secondo la parola di Dio. Arrivò la notte della Vigilia. Predicai il nome di Gesù Cristo, e la necessità di riceverlo nel proprio cuore. Terminai il culto con una preghiera di lode per il Signore, e di ringraziamento per quelli che in quella stessa notte lo avevano ricevuto nel cuore. Ma senza dare alla gente l'immagine da baciare.
Un gruppo mi seguì in sacrestia, per dirmi che mi ero dimenticato di dare da baciare il Bambin Gesù. Io risposi che questo non si poteva fare più, perché ora sapevamo che farlo sarebbe stato peccare di idolatria, una peccato molto grave davanti a Dio.
Quelle persone cominciarono a chiedere all'Arcivescovo di Oaxaca che mi spostasse togliendomi di là. Allora l'Arcivescovo mandò a San Felipe una commissione di tre sacerdoti perché indagassero sul problema.
Arrivarono a Uzila questi tre sacerdoti. Li ricevetti meglio che potei, cercando di mostrar loro il tipo di lavoro che stavamo facendo e i risultati che stavamo già vedendo. La sera li invitai alla riunione di studio biblico e preghiera. In questa riunione li invitati a dire qualche parola alla congregazione. E, uno dopo l'altro, ripeterono quasi le stesse parole.
- Amatissimi fedeli, siamo contenti che stiate leggendo le Sacre Scritture. Continuate così, e che Dio vi benedica.
Il giorno dopo, quando stavano per tornare a Oaxaca e già aspettavamo che arrivasse l'aeroplano, mi rivolsi a loro per fare una domanda.
- Adesso voi riporterete all'Arcivescovo le informazioni che siete venuti a prendere. Ma, ditemi, secondo voi tutto quello che avete visto è da Dio o non è da Dio?
Allora uno di loro mi rispose.
- Vedi, Luis, quello che stai facendo è quello che dovremmo fare tutti noi. Anch'io, in parte, ho cominciato a farlo nella mia parrocchia, ma la gente mi si rivolta contro. Tu ormai ti sei lanciato. Vediamo come ti và.
Gli altri sacerdoti non espressero un diverso parere, lasciando però trasparire maggiori timori per quello che sarebbe potuto venire da parte dei non credenti.
Il risultato di questa visita fu che l'Arcivescovo fissò una riunione per tutti i parroci di fuori città, alla quale fui chiamato per rispondere alle domande che mi sarebbero state poste.
Questa riunione durò tre ore, nelle quali non si trattò altro argomento che quello del caso del parroco di Uzila.
Dopo che, con l'aiuto di Dio, ebbi risposto a tutte le domande che mi furono rivolte, l'Arcivescovo concluse la riunione con una parola di prudenza.
- Va bene, padre Pacheco, ma con cautela.
Tornai alla mia parrocchia. I fratelli si rallegrarono. I non credenti invece, naturalmente, al vedere che non avevano ottenuto dall'Arcivescovo che mi togliesse da lì, ebbero una opposta reazione. Scrissero all'Arcivescovo una lettera di minacce contro la mia persona. L'Arcivescovo allora mi mandò un telegramma urgente perché mi presentassi all'Arcivescovado di Oaxaca. Quando arrivai all'Arcivescovado, trovai l'Arcivescovo molto preoccupato.
Non si può più andare avanti così. Non sai quante accuse sono state sollevate contro di te. Mi sono già consultato con i consiglieri della diocesi e abbiamo deciso che te ne devi andare.
- Signor Arcivescovo - risposi - potrei sapere quali sono i delitti di cui mi si accusa?
- Vedi, non è che tu abbia fatto qualcosa di male - mi ha risposto l'Arcivescovo - so benissimo che tu non hai commesso nessun delitto. Io, personalmente, sono d'accordo con te in tutto quello che hai fatto. Ma noi dobbiamo dare la Bibbia alla gente poco a poco. Io morirò, morirai anche tu, passeranno cento, duecento, trecento anni e anche allora non potremo insegnare la Bibbia alla gente. Questo è il problema: stai andando troppo in fretta.
- Ma Signor Arcivescovo, io non vivrò duecento o trecento anni. E ciò che io so che è di Dio devo darlo oggi alla gente. Altrimenti, se mi presento come un ministro di Dio e dò alla gente cose che non sono di Dio, mi comporto come un bugiardo, perché dico che è di Dio ciò che io so che non è di Dio.
L'Arcivescovo insisteva nella sua posizione, ma io non potevo procedere in modo contrario a quello che mi mostrava la parola del Signore. Siccome non si riusciva ad uscire da questa situazione, chiesi all'Arcivescovo che mi permettesse di mettere per iscritto la mia decisione definitiva. Mise a mia disposizione la sua macchina da scrivere e mi lasciò da solo. Su quei fogli di carta espressi la mia determinazione a seguire fino in fondo il cammino della parola di Dio della santa Bibbia: visto che era arrivato il momento che non potevo più continuare questo cammino dentro la Chiesa Cattolica, lo avrei continuato al di fuori di questa organizzazione. Scrissi anche che ormai vedevo chiaramente che la Chiesa Cattolica non ha lo scopo di obbedire a Dio: quello che cerca è semplicemente di non avere problemi con la gente. Ma che io preferivo non avere problemi con Dio, anche se forse per questo ne avrei avuti con quelli che non vogliono accettare la sua Parola. Il Signore Gesù ci ha avvertito di non temere quelli che possono uccidere il corpo ma non possono toccare l'anima, e piuttosto temere Colui che, nell'inferno, può distruggere sia il corpo che l'anima (Matteo, 10:28).