Mezzo kilo di Zucchero
Che Un Kilo del nostrano Fornaciari e The Seed 2.0 degli americani Roots siano simili in modo strepitoso (o imbarazzante, dipende dai punti di vista) lo sa pure Zucchero, che ha anche invitato in studio di registrazione il batterista della band cult di Philadelphia, Ahmir ?uestlove Thompson.
Che, poi, tra Sugar e il resto del gotha musicale italiano non corra buon sangue, è cosa nota. Soprattutto dopo l'esternazione: "In Italia ci siamo solo io, Vasco e Eros Ramazzotti".
Da queste due premesse, probabilmente, deriva il clima surreale visto tra palco e platea il 14 giugno, durante l'esibizione del bluesman ai Wind Music Awards. Cerimonia andata in onda in prima serata su Italia 1 e resituitaci, per la serie "niente resterà impunito", dal solito You Tube.
Ad ascoltare Zucchero c'erano diversi big della musica italiana. Quando il cantante è salito sul palco per suonare Un kilo i loro volti, sapientemente ripresi in primo piano dalla regia, non l'hanno mandata a dire. Almeno così ci sembra, ma su questo vorremmo il vostro parere:
Biagio Antonacci e Ligabue sembravano insofferenti, Elisa e Venditti tra il costernato e l'ironico, Claudio Baglioni sorrideva maliziosamente. Tutti imbalsamati sulle loro poltrone, insensibili al ritmo di mister Fornaciari.
Non bastasse, Zucchero è da sempre perseguitato dalla parola "plagio", che per lui e per i suoi fans è sempre il peggiore degli insulti. Alcune delle accuse: l'intro di Puro Amore (1998) sarebbe uguale a quello di Hedonism (1996) degli Skunk Anansie. Il piano di Per colpa di chi (1995) identico a quello di Hitchcock Railway (1969) di Joe Coker. E che dire della recente Blu (1998), fin troppo simile a Era lei (1979) di Michele Pecora. Insomma, un altro caso su Zucchero. E, per concludere, il video di The Seeds 2.0, che non guasta mai.
PS:
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