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)Mefisto(
00giovedì 6 aprile 2006 13:25
STUPRO NEL VARESOTTO
Prima la violenta poi le brucia la casa
Dopo un mese di indagini arrestato un marocchino di 28 anni con un lungo elenco di precedenti
Prima lo stupro poi, a distanza di tre giorni, l’incendio della casa della donna violentata. Per questo un marocchino di 28 anni, Moussad Karim, è stato arrestato, su ordinanza del gip di Varese, dai carabinieri di Luino nel Varesotto. Vittima delle violenze una cittadina ucraina di 30 anni circa, regolare, aggredita in casa dal nordafricano il 4 marzo scorso. Lo straniero, che conosceva di vista la donna, aveva rotto un vetro ed era entrato in casa quindi, minacciando la vittima con un coltello l’aveva violentata, ma prima di uscire si era anche impossessato del cellulare della donna.
La vittima, una operaia, ha raccontato tutto ai carabinieri e sono scattate le indagini. Il marocchino, irregolare e con precedenti di polizia, ha capito che era stato denunciato e tre giorni dopo, il 7 febbraio, è entrato nuovamente in casa della trentenne e ha appiccato un incendio. Dopo gli accertamenti il giudice ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale, rapina, incendio e violazione di domicilio.
Una storia di violenza come troppo spesso capita di segnalare. Il marocchino arrestato è infatti originario di Casablanca, in Italia da tempo ma senza lavoro e soprattutto con una fedina penale lunghissima, dividendo il suo tempo tra il carcere e la strada: proprio durante una di queste pause dalla prigione inizia a importunare la giovane ucraina. Poi, la sera dello scorso 4 febbraio si presenta all’abitazione della giovane. Prima bussa violentemente, ma la ragazza non apre. Lui a quel punto prende una bombola del gas e sfonda un vetro. Entra nell’abitazione e con la minaccia del coltello la violenta. La ragazza va dai carabinieri il giorno dopo per fare denuncia. I militari si recano dalla giovane per un sopralluogo, ma il malvivente vede l’auto di servizio e si accorge che i carabinieri sanno tutto. A quel punto scatta la vendetta: due giorni dopo, il 7 di febbraio, entra nell’abitazione, prende qualche coperta e dà fuoco alla casa, che va in fiamme e risulta ancora oggi inagibile. A quel punto scattano le indagini dei militari, che sentono alcuni testimoni, tra cui anche un’altra ragazza dell’Est europeo che afferma di essere stata importunata, oltre ad un vicino di casa che ha sentito urla e trambusto la sera della violenza. Le indagini, coordinate dal pm Massimo Politi, si concludono nel giro di un mese e portano all’arresto del nordafricano, nella cui abitazione vengono anche trovati alcuni elettrodomestici, probabilmente frutto di furti o attività di ricettazione.
Moussad Karim, hanno sottolineato i carabinieri ha diversi precedenti per reati contro la persona. Nel 2004 è stato addirittura accusato di tentato omicidio (reato derubricato in lesioni gravissime), ai danni di un connazionale. Nel gennaio 2005 inscena, grazie alla complicità di alcuni suoi parenti, un falso sequestro di persona ai suoi danni per tentare di lasciare il Paese: verrà arrestato a Ventimiglia dalla polizia di Stato. In ultimo il 4 dicembre del 2005 distrugge un’ambulanza della Croce Rossa intervenuta per prestargli soccorso e minaccia il personale medico: verrà colpito da ricovero coatto l’11 di dicembre.
Arriva invece dalla Sicilia, da Pachino, piccolo centro in provincia di Siracusa, un’altra storia di violenza sessuale con protagonista un immigrato nordafricano, questa volta algerino, di 38 anni. Tristemente simile la dinamica dei fatti: lo straniero ha fatto irruzione nell’abitazione della sua vittima, una 34enne con gravi disturbi mentali, e una volta all’interno l’ha violentata. È stato poi arrestato qualche ora dopo mentre si trovava con altri connazionale in un casolare di campagna vicino al paese.


)Mefisto(
)Mefisto(
00giovedì 6 aprile 2006 13:36

Infibulazione, nigeriana in manette a Verona
La donna è stata fermata dagli investigatori poco prima di operare una bambina di soli 14 giorni È la prima volta che viene applicata la nuova normativa contro la piaga delle mutilazioni genitali
MICHELA DANIELI È scattato a Verona il primo arresto conseguente all’applicazione della neonormativa contro la mutilazione genitale femminile. In manette è finita una 43enne nigeriana, regolarmente in Italia già da sette anni, dipendente di un’impresa di pulizie. La polizia scaligera ha così cambiato il corso di una vita, quella di una bambina di 14 giorni, bloccando la donna qualche minuto prima che effettuasse l’irreversibile intervento. Ora la donna rischia da quattro a dodici anni di reclusione con l’accusa di tentata mutilazione, mentre i genitori della piccola, anch’essi nigeriani, sono indagati in stato di libertà. Ma vediamo come si è arrivati a far scattare le manette ai polsi dell’immigrata. La polizia controlla il territorio, si mescola alla comunità nigeriana, ascolta, subodora; frasi di corridoio, attendibili come sempre lo sono le confidenze fatte senza malizia, vociferano di una connazionale che effettua il “rito chirurgico” a domicilio. Gli agenti di polizia si mobilitano e non mollano la presa, osservando la sospetta, seguendola, aspettando il momento buono, sino a quando questo arriva. La nigeriana è entrata nella casa di una giovane coppia di connazionali a Caldiero (Vr). Sono pochissimi gli istanti di indugio, poi il blitz nella casa è scattato immediato, per non mettere a rischio l’incolumità della neonata. La 43enne è stata trovata provvista di una borsa del “piccolo chirurgo”: garze, forbici, anestetici, lidocaina, antibiotici, in una parola tutto il necessario per effettuare un’anestesia locale, attuare la mutilazione con l’aiuto dei genitori che avrebbero tenuto ferma la piccolina, contrastare eventuali infezioni. Per tutta risposta la donna ha negato l’evidenza schiacciante, dichiarando di essere semplicemente passata in visita alla coppia di connazionali.
Anche i genitori hanno risposto assecondando la sceneggiatura e asserendo che si trattava di una comune visita di cortesia. L’intervento della polizia ha salvato la qualità dell’esistenza di una giovanissima vita, mentre sono ora in corso accertamenti a ritroso per capire quante altre siano state invece le bambine meno fortunate; le prime perquisizioni hanno già consentito di risalire a una recente vittima delle forbici della nigeriana, una bimba di due mesi, i cui genitali sono stati mutilati lo scorso 22 marzo. L’intervento fai-da-te veniva sempre fatto su richiesta dei genitori, senza apparentemente nessun tipo di coercizione sociale da parte della comunità. “Un fatto culturale”, si potrebbe concludere con una grossa dose di buonismo spicciolo. La 43enne, però, pretendeva 300 euro per ogni amputazione, il che dissolve ogni ipotetica giustificazione religiosa, nell’acido corrosivo di un idolo decisamente più laico: il denaro. Si tratta del primo caso in Italia di applicazione della legge 9 gennaio 2006, promulgata per la prevenzione, il contrasto e il divieto di mutilazione dei genitale femminili, l’escissione e l’infibulazione; la legge ha introdotto l’articolo 583 bis del codice penale. Pena prevista: dai quattro ai dodici anni di reclusione per chi compie la fattispecie autonoma di reato, con due aggravanti in bilancio: i casi in cui l’illecito sia perpetrato ai danni di minori e quelli in cui siano effettuati allo scopo di lucro. Entrambi gli elementi figurano nello specifico caso di Verona. Apparentemente uguali, le tre voci della legge prevedono in realtà tre pratiche diverse per sfumature e interpretazioni culturali, ma ugualmente feroci e pericolose: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l’escissione che consiste nell’asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l’infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all’escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, lasciando libero un piccolo orifizio per i liquidi fisiologici. È quest’ultimo il più rischioso per la salute e di certo il più efferato dei casi, poiché implica uno strascico continuo di dolose infezioni, da cui la vittima della pratica non potrà più liberarsi.


A quando anche in Italia? W l'uguaglianza e la Fraternità fra i popoli, peccato che gli occidentali non risultino essere visti come fratelli dai mussulmani. [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]


)Mefisto(
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