UN INNO ALLA VITA E ALL'UMILTA'

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parliamonepino
00venerdì 18 aprile 2008 01:16
Il Cantico delle Creature


Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Tue so’ le laude, la gloria, l’honore et onne benedizione.

Ad te solo, Altissimo, se konfane,

e nullu homo ène dignu te mentovare.



Laudato sie, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature,

spezialmente messor lo frate Sole,

lo quale è iorno et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significazione.



Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le Stelle:

in celu l’ài formate clarite e preziose e belle.



Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento

E per aere e nubilo e sereno et onne tempo,

per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.



Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua,

la quale è multo utile et humile e pretiosa e casta.



Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,

per lo quale ennallumini la notte:

et ello è bello e iocundo e robustoso e forte.



Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta e governa,

e produce diversi frutti con coloriti flori et herba.



Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore

e sostengo infirmitate e tribulazione.

Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,

ka da Te, Altissimo sirano incoronati.



Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po’ skappare:

guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,

ka la morte seconda no ‘l farrà male.



Laudate e benedicete mi’ Signore e rengraziate

e serviateli cum grande humiltate.



FRANCESCO D’ASSISI

*************************
Nella conclusione, Francesco formula l'invito agli uomini toccati dal Cantico a lodare e benedire Dio, servendolo con umiltà.




maria24
00venerdì 18 aprile 2008 21:06
Carissimo Pino questa poesia è davvero bella.
Mi ha fatto ricordare un discorso che ebbi con una tdg, .Correggimi se sbaglio ma quello che faceva non era apprezzato(sicuramente dal CD)perchè appunto S.F. lodava le creature come fossero suoi fratelli...
Ora che tu l'hai proposta mi hai fatto riflettere; S.Francesco ringrazia Dio per le meraviglie che ci ha dato le quali sono per lui dei fratelli, con grande rispetto e riconoscimento e questo appunto per far si che l'umanità capisse il grande valore che Dio ci ha dato.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu a proposito.
Mi piacciono molto i tuoi interventi...come dicono i tdg, sono cibo per lo spirito...grazie


Con affetto Anna Maria [SM=g1380260]
parliamonepino
00venerdì 18 aprile 2008 22:46
Carissima Anna Maria,

Circa 17 anni fa, ho lavorato nella zona di Perugia, nella magnifica regione Umbra.

Sono stato poco più di tre mesi. Ho alloggiato prima in un albergo a Ponte San Giovanni, località a 10 km da Perugia, poi in un altro albergo antico, che si chiamava "Il Postiglione", infine, affittai un piccolo alloggio in una frazione di Assisi.

Non potei fare a meno, una domenica, di andare a Santa Maria degli Angeli, dove in un enorme cattedrale, al centro, c'era la Porziuncola, una mini chiesetta costruita da S. Francesco.

Un turista giapponese, uno storico religioso, in perfetto italiano, mi spiegò, con grande competenza, la figura di S. Francesco. Terminò, recitandomi a memoria "Il Cantico delle Creature".
Credevo di conoscere bene la storia di S. Francesco, finchè non incontrai questo piccolo uomo che veniva da un paese così lontano, che mi diede una lezione di storia e di umiltà.

Ieri sera, sono stato al Teatro "Erba" di Torino, per assistere ad un monologo, dal titolo "Vita, morte e miracoli" di Paolo Villaggio.
Ero con i miei genitori, fra le prime file, grazie ai biglietti che ci aveva procurato la dottoressa di famiglia, cui il padre è uno dei proprietari del Teatro.

Dopo due ore straordinarie di monologo, alla fine della sua splendida performance, Paolo Villaggio, quasi con imbarazzo, dopo che gli furono consegnati dei fogli, concluse, come se fosse un fuori programma, leggendo, con grande enfasi artistica, la poesia sopra citata di S. Francesco, la musica di sottofondo era "imagine" di John Lennon. Fui molto colpito, perchè un uomo così autorevole nel suo personaggio, finì con queste parole, dopo la lettura: "Siate più umili"!

Non ho potuto fare a meno di riportare questo capolavoro di poesia, considerata l'inizio della tradizione letteraria italiana.

Come tutte le opere grandi, "Il Cantico delle Creature", è immenso per la sua semplicità. San Francesco rende cosmico e universale lo spirito di fratellanza, citando tutte le cose che ci circondano e che fanno parte della nostra esistenza. Si tratta di una preghiera di ringraziamento a Dio per esprimere gratitudine in quanto, tutto il creato, riflette l'amore di Dio.
Oggi, si da tutto per scontato e si rimane indifferenti di fronte ai "miracoli" che la natura ci offre, con grande umiltà, tutti i giorni.
Perdiamo di vista i "dettagli" della vita, che la rende così meravigliosa. Michelangelo disse: "Il vero capolavoro è nei dettagli".
San Francesco, diede nella sua vita un esempio di fratellanza estrema, fino a comunicare con gli animali che, sembra, lo ascoltassero.
Riuscì a parlare anche con "nemici feroci" ammansendoli e trattandoli con amore fraterno.

Ecco, il perchè mi sono sentito di riportare questa autentica lezione di umiltà delle piccole cose, che dopo 8 secoli rimane una cosa fresca e pulita.

Un abbraccio
Pino




La Porziuncola







MauriF
00sabato 19 aprile 2008 10:05
Piccola parentesi relativamente al Cantico dei Cantici.

San Francesco non l'ha scritto mentre correva nei prati e sulle colline, l'immagine di contorno non è così idilliaca come potrebbe trasparire dal cantico stesso.

E' per questo che quel cantico è straordinario...

San Francesco era quasi cieco quando l'ha scritto, e soffriva già di atroci dolori allo stomaco.
Soffriva tremendamente quando ha composto il cantico e quasi non ci vedeva più.

Ed in tale situazione il suo spirito è riuscito comunque a lodare il Signore.

Ma era proprio quest'enigma che San Francesco aveva capito bene!
E lo ha espresso in un famoso discorso che ha fatto con Frate Leone mentre era in cammino:


Perfetta letizia



CAPITOLO OTTAVO DEI FIORETTI

COME ANDANDO PER CAMMINO SANTO FRANCESCO E FRATE LIONE,

GLI ESPOSE QUELLE COSE CHE SONO PERFETTA LETIZIA




Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angeli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il cruciava, chiamò frate Leone il quale andava un poco innanzi, e disse così: "Frate Leone, avvegnadio ch’e frati minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e buona edificazione, nondimeno scrivi, e nota diligentemente, che non è ivi perfetta letizia".

E andando più oltre, santo Francesco il chiamò la seconda volta: "O frate Leone, benché ‘l frate minore illumini i ciechi, distenda gli attratti, cacci i demoni, renda l’udire a’ sordi, l’andare a’ zoppi, il parlare a’ mutoli e (maggior cosa è) risusciti il morto di quattro dì, scrivi che non è in ciò perfetta letizia".

E andando un poco, santo Francesco grida forte: "O frate Leone, se ‘l frate minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienzie e tutte le scritture, sì ch’e sapesse profetare e rivelare non solamente le cose future, ma eziandio i segreti delle coscienzie e degli animi, scrivi che non è in ciò perfetta letizia".

Andando un poco più oltre, santo Francesco ancora chiamò forte: "O frate Leone, pecorella di Dio, benché ‘l frate minore parli con lingua d’angeli e sappi i corsi delle stelle e le virtù dell’erbe e fossongli rivelati tutti i tesori della terra e cognoscesse le nature degli uccelli e de’ pesci e di tutti gli animali e degli uomini e degli arbori e delle pietre e delle radici e dell’acque, scrivi che non ci è perfetta letizia".

E andando anche un pezzo, santo Francesco chiama forte: "O frate Leone, benché ‘l frate minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo, scrivi che non è ivi perfetta letizia".

E durando questo modo di parlare bene due miglia, frate Leone con grande ammirazione il domandò, e disse: "Padre, io ti prego dalla parte di Dio, che tu mi dica ove è perfetta letizia". E santo Francesco gli rispuose. "Quando noi giugneremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e '1 portinaio verrà adirato e dirà: "Chi siete voi?" e noi diremo: "Noi siamo due de' vostri frati" e colui dirà: "Voi non dite vero: anzi siete due ribaldi, che andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via", e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e colla fame, infino alla notte; allora, se noi tante ingiurie e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbazione e sanza mormorazione, e penseremo umilemente e caritativamente che quel portinaio veracemente ci cognosca e che Iddio il faccia parlare contra noi, o frate Leone, scrivi che ivi è perfetta letizia.

E se noi perseverremo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate, dicendo: "Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, ché qui non mangerete voi, ne albergherete"; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore o frate Leone, scrivi che qui è perfetta letizia

E se noi, pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte, più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l'amor di Dio con gran pianto che ci apra e mettaci pur dentro: e quelli più scandalezzato dirà "Costoro sono gaglioffi importuni; io gli pagherò bene come sono degni" e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali noi dobbiamo sostenere per lo suo amore: o frate Leone, scrivi che in questo è perfetta letizia.

E però odi la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le cose e grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per l'amor di Cristo sostenere pene, ingiurie, obbrobri, disagi. Però che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri ma di Dio; onde dice l'apostolo: "Che hai tu, che tu non l'abbi da Dio? e se tu l'hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l'avessi da te?"

Ma nella croce della tribolazione e della afflizione ci possiamo gloriare, però che questo è nostro E però dice l'apostolo "Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro signore Gesù Cristo"'. Al quale sempre sia onore e gloria in saecula saeculorum. Amen.





C'è anche una bella canzone che riassume il discorso:
www.italiatlc.it/canti/chiesa2/17_Perfetta%20letizia.mp3

Ciao!
Mauri


parliamonepino
00sabato 19 aprile 2008 22:50
Grazie, Mauri, per quello che hai scritto e riportato.
Conoscevo questi "argomenti" e altro ci sarebbe da aggiungere e argomentare.

Sapevo che "Il Cantico delle Creature" era stato scritto da frate Leone su dettato di San Francesco, proprio perchè S. Francesco aveva già diversi problemi di salute che da li a due anni lo avrebbero consegnato alla morte.

Sembra straordinario ma le cose migliori, da parte di diversi poeti, scrittori, musicisti e pittori sono state create in un periodo di grande sofferenza.

Per questo uno dei più grandi della letteratura mondiale, Dostojevskj, ha detto: "Le più alte vette dello spirito e dell'intelletto si raggiungono attraverso la sofferenza".

Bella la canzone che hai riportato.

Un abbraccio
Pino




MauriF
00domenica 20 aprile 2008 00:39
Re:
parliamonepino, 19/04/2008 22.50:

Grazie, Mauri, per quello che hai scritto e riportato.
Conoscevo questi "argomenti" e altro ci sarebbe da aggiungere e argomentare.

Sapevo che "Il Cantico delle Creature" era stato scritto da frate Leone su dettato di San Francesco, proprio perchè S. Francesco aveva già diversi problemi di salute che da li a due anni lo avrebbero consegnato alla morte.

Sembra straordinario ma le cose migliori, da parte di diversi poeti, scrittori, musicisti e pittori sono state create in un periodo di grande sofferenza.

Per questo uno dei più grandi della letteratura mondiale, Dostojevskj, ha detto: "Le più alte vette dello spirito e dell'intelletto si raggiungono attraverso la sofferenza".

Bella la canzone che hai riportato.

Un abbraccio
Pino








Grazie!
Un abbraccio anche a te!
Mauri

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