LA FIRMA DI PAOLO

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Cattolico_Romano
00domenica 9 novembre 2008 11:37
 
 
Written by Redazione Paulus   

Questo saluto è di mia mano, di Paolo: ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera: io scrivo così” (2Ts 3, 17). L’espressione di Paolo, contenuta nella seconda Lettera ai cristiani della città Tessalonica è stata la guida ispiratrice per la determinazione del logo di questo Magazine. In effetti il desidero dell’Editore era di “autenticare” nello spirito di Paolo vivo oggi quanto in esso converge.

Paulus - Copertina n. 3

Nel logo si congiungono in sorprendente sintesi gli elementi costitutivi dell’ispirazione degli scritti di Paolo: la croce, la penna, la spada. Su questi elementi Paolo sembra quasi poggiare tutto se stesso fondendo in essi la sua personalità, delineata dallo scorrere della firma che suggella sempre l’ultima tavoletta che conclude ogni sua lettera.

La “croce” è il registro della teologia di Paolo, segnata profondamente dai chiodi e dalle stimmate del Maestro di Nazaret, il Figlio di Dio che, afferma l’Apostolo nella sua grande passione per lui e per il suo vangelo, “mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).

La “penna” attinge nell’ampio mare che fa di Paolo l’uomo delle tre grandi culture - la greca, l’ebraica e la latina - che ancora alimentano la nostra epoca. E’ la “penna”, guidata dalle finissime regole letterarie dei retori e filosofi greci e latini, ad assumere un ruolo centrale nella comunicazione che del vangelo fa Paolo al suo e al nostro mondo. E’ questo strumento “povero” e “ricco” al tempo stesso a rendere vive le righe vergate da Paolo, fino a farle pulsare nel cuore dei destinatari, quelli di ieri e quelli oggi: “la nostra lettera siete voi, scritta non con inchiostro..., non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori” (2Cor 3, 2-3)

Nella “spada”, simbolo della forza e del potere dell’imperialismo romano e delle sue conquiste, Paolo legge la forza del Vangelo, che ha la capacità di penetrare ogni cuore e ogni cultura. E’ questa “spada” che Paolo ha impugnato, fino a sperimentarne la piena efficacia nel dono di sè nel martirio. E’ questa stessa “spada” – con l’attualità della sua forza educatrice ed evangelizzatrice - che l’Apostolo consegna all’uomo di ogni tempo “impugnate la spada dello Spirito che è la Parola di Dio” (Ef 6,17). Visti nel loro insieme, questi elementi vogliono evidenziare un’unica realtà raffigurata nella “croce” che nel logo viene graficamente a delinearsi. Al mondo d’oggi, ricco nelle sue diverse culture e religioni (la parta superiore del logo vuole alludere con simpatia alla scrittura e alla cultura del vasto mondo islamico), Paolo/Paulus propone ancora il “cuore” del Vangelo del Crocifisso: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Paolo non potrebbe che scrivere così!

Cattolico_Romano
00domenica 9 novembre 2008 11:38
Simbologia della spada
Written by Paolo Pegoraro   

La spada rappresenta la duplicità del potere che può costruire o distruggere; per questo viene spesso associata a elementi naturali forti, come il fulmine, il fuoco o il sole che “guizzano” e “baluginano” come la luce riflessa sull’acciaio sguainato. Arma nobile per eccellenza, la spada ci riporta subito alla mente gli eroi delle chansons de geste che venivano investiti cavalieri proprio attraverso l’imposizione della spada, a simboleggiare il potere che il sovrano trasmetteva loro. San Bernardo di Chiaravalle adopererà proprio questa metafora per enunciare la «dottrina delle due spade», che rappresentano il potere temporale e il potere spirituale. Nei poemi epici le lame hanno addirittura nomi propri. Tra le più famose vi sono Excalibur, la spada di re Artù, la Durlindana del paladino Orlando, la Gioiosa di Carlo Magno, ma come non ricordare anche la scandinava Balmung, con cui il prode Sigfrido uccide il drago e conquista l’immortalità? Va inoltre aggiunto che nell’araldica la spada «in palo», cioè posta in verticale, assume significato di lotta quando ha l’elsa in basso e la punta in alto. Quando invece la lama punta verso il basso significa pace: in questa posizione, inoltre, la forma della spada ricorda quella di una croce. La spada rappresenta anche la ragione che divide nettamente ciò che è giusto da ciò che è ingiusto attraverso il giudizio (la radice latina di de-cidere significa proprio “tagliare via”): ecco perché, abbinata alla bilancia, la spada è emblema della giustizia che misura e retribuisce. Non mancano neppure nell’Antico Testamento: oltre alla «la fiamma della spada folgorante» (Gen 3,24) che impugnano i cherubini dopo la cacciata dell’uomo dall’Eden, i profeti minacciano di frequente il flagello della spada – cioè la guerra. Anche Gesù avverte di non essere venuto a portare la pace «ma una spada» (Mt 10,34), precisando però che «tutti quelli che mettono mano alla spada moriranno di spada» (Mt 26,52): intende dire che bisogna prendere una posizione netta, per lui o contro di lui. La spada simboleggia anche il potere della parola e dell’eloquenza, tanto che ancora oggi si dice che «ne uccide più la lingua che la spada». Anche san Paolo usa la metafora della spada in questo senso, ma per alludere a ben altro: «prendete la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio» (Ef 6,17). Anche in Ebr 4,12 si dice che la Parola divina «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». L’identificazione della Parola di Dio con una spada ricorre spesso anche nell’Apocalisse, dove il Figlio di Dio ha una spada a doppio taglio che gli esce dalla bocca (Ap 1,16; 2,12.16) e con essa stermina i suoi nemici nella battaglia finale (Ap 19,15.21). La Parola di Gesù è dunque l’unica “arma” che il credente è legittimato ad adoperare. La “guerra santa” rappresenta il processo interiore della conversione, dove la Parola “stermina” le giustificazioni che adduciamo per non cambiare vita. Alcune parti di essa andranno “tagliate via” attraverso decisioni anche molto sofferte, ma solo attraverso l’accoglienza della verità sulla sua vita il credente muove il primo passo verso l’autentica libertà.


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